L'orda quando gli albanesi eravamo noi by Gian Antonio Stella
autore:Gian Antonio Stella [Stella, Gian Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Social Science, Emigration & Immigration
ISBN: 9788846204493
Google: DerPPwAACAAJ
Amazon: 8846204492
editore: SuperPocket
pubblicato: 2005-10-15T00:00:00+00:00
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Unâopinione poi rilanciata al massimo livello da Jules Guesde che, pur essendo uno dei padri della
âgaucheâ e dunque in teoria sensibile allâappello antinazionalista (âProletari di tutto il mondo uniteviâ), aveva lasciato ai posteri un commento imbarazzante su âLe Cri du Peupleâ centrato fin dal titolo sulla parola âinvasioneâ e ideologicamente così confuso che gli immigrati italiani, visti quali razziatori dei lavoro altrui, erano bollati come âsaraceniâ.
In un contesto come questo, aggravato nel 1881 dalla tensione tra i governi seguita allâoccupazione francese della Tunisia sulla quale aveva messo gli occhi lâItalia, scrive Barnabà , gli scoppi individuali o collettivi dâodio verso gli immigrati erano continui. Gli italiani uccisi tra il 1881 e il 1883 furono una trentina. Tre dei quali nella caccia ai âbabisâ (rospi: uno dei soprannomi dei nostri insieme con âmacaronisâ e âchristosâ, forse dovuto alla nostra fama di bestemmiatori) scatenata durante i Vespri Marsigliesi. Esplosi nel 1881 nella città ormai molto italianizzata - i nostri erano un quinto della popolazione e se naturalizzati erano ironicamente detti âfrançais de Coniâ cioè
âfrancesi di Cuneoâ - dopo che al porto e alla conceria Jullien si era cercato di usare gli italiani contro gli operai locali in sciopero.
Quando il 16 agosto del 1893 si apre la stagione dei sale, insomma, la situazione è incandescente.
Fuori dalle mura di Aigues-Mortes, secondo quanto dirà il sindaco Marius Terras, sono accampate alla meno peggio 2000 persone. In larga parte sono âtrimardsâ, lavoratori nomadi discendenti in linea diretta dai âcompagnonsâ dellâAncien Régime, arrivati da tutta la Francia, ma soprattutto dal Nord. Sono venuti per guadagnare molto e in poche settimane. Sono inveleniti con gli italiani
âsaraceniâ e magari qualcuno ha pure in tasca il volantino elettorale in quei giorni distribuito dal romanziere, polemista e politico Maurice Barrès, il presidente della Ligue des Patriotes che teorizza la tutela âdel lavoro nazionale così come si fa col grano, con le pecore o con le stoffeâ.
Il titolo è lo stesso delle serie di articoli pubblicati quel mese da âLe Figaroâ: âContre 1es étrangersâ
[Contro gli stranieri]. Dice: âIl decremento della natalità , il processo di esaurimento della nostra energia (è da centâanni che i nostri compatrioti più attivi si distruggono nelle guerre e nelle rivoluzioni) hanno portato allâinvasione del nostro territorio e del nostro sangue da parte di elementi stranieri che sâadoprano per sottometterci. [â¦] Credono di civilizzarci; contrastano invece la nostra civiltà . Il trionfo del loro modo di vedere coinciderebbe con la completa rovina della nostra patria. Il nome della Francia potrebbe forse sopravvivere e conservare magari una certa importanza nel mondo; lo speciale carattere del nostro paese ne sarebbe tuttavia distrutto e il popolo insediatosi con il nostro nome sul nostro territorio si avvierebbe verso destini che sono in contraddizione con i destini e i bisogni dei vecchi francesiâ.
Come un cerino in un pagliaio, scriverà il giornale anarchico âLa révolteâ, arriva tra gli stagionali francesi la notizia che ad alcuni francesi che si eran presentati in anticipo era stato detto che stavolta la Compagnie des Salins du Midi, la quale raccoglieva quasi
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